Τετάρτη 29 Μαΐου 2013

Ιταλοί μπάτσοι την κοπανάνε από την πλατεία Verdi της Bologna

Όταν οι μπάτσοι δεν έχουν χημικά είναι αλλιώς τα πράγματα....



Alle 18h gli studenti e le studentesse dell'università di Bologna organizzate nel collettivo autonomo universitario come annunciato, da via Zamboni 38, megafono in mano, si avvicinano verso piazza verdi per allestire l'assemblea. All'altezza di via Zambini 32 trovano davanti a loro un primo schieramento di celerini e carabinieri, che insieme ai vigili gli dicono che non li lasceranno passare e che non possono accettare che entrino in piazza con il megafono. Dopo poco la celere si schiera ad imbuto proponendo al gruppo di passarci in mezzo per raggiungere la piazza. Gli studenti che erano già aumentati di numero rifiutano con decisione l'umiliazione e il sopruso dal sapore cileno architettato dai dirigenti della piazza. E iniziano gli slogan: "assemblea, assemblea, assemblea!", "vergonga", "fuori gli sbirri da piazza verdi!". Un compagno dal megafono grida: "è nostro diritto raggiugere la piazza per costruire all'assemblea che avevamo indetto. Non accettiamo di essere scrotati o di passare in mezzo alle forche caudine. Levatevi da qui che non siamo disposti a cedere alcuno dei nostri diritti". Intanto i primi cordoni si stringono. "Assemblea, assemblea!", e gli studenti e solidali aumentano chiamati dai social network che pubblicano cronache e foto di quanto sta accadendo. Passano decine di minuti e mentre arriva mezza questura in piazza verdi con altri celerini schierati, il numero dei manifestanti aumenta. Le guardie non cedono, sono determinate a reprimere la piazza, ma in risposta la determinazione degli studenti e delle studentesse aumenta. I cordoni premono sui celerini, le prime manganellate colpiscono le teste, e le scudate si alzano per tagliare le braccia e i colli. Ma nessuno indietreggia. "Assemblea, assemblea!", e si spinge in avanti ancora, non curanti delle mazzate, "piazza Verdi è nostra!", e anche gli studenti che ai lati erano rimasti a guardare rispondono agli slogan e si avvicinano alle guardie, che fanno i primi passi indietro. Ma le cariche, schizofreniche si ripetuno: due, tre, quattro, cinque. I manifestanti vanno avanti e i carabinieri e la celere indietreggiano, indietreggiano e poi di corsa si danno alla fuga: "carica!" grida la piazza, mentre le guardie in fuga raggiungono le camionette a Largo Respighi e vi si rifugiano. "Abbiamo vinto!", e questa volta per davvero! Inizia l'assemblea, numerosissimi interventi si succedono: il cua, i compagni e le compagne di Hobo e molti studenti e solidali rilanciano subito con gli appuntamenti per domani. [Guarda un primo video]

La giornata di oggi con la messa in fuga della celere e la conquista di Piazza Verdi ci restituisce una significativa immagine di conflitto sociale che promette di avere le sue durate. Dopo gli eventi della scorsa settimana all'unibo non si è fatto il passo in dietro che le autorità cittadine si auguravano. Al contrario si sono fatti passi avanti che segnano la possbilità di organizzare antagonismo sociale e contrapposizione politica alla crisi. La legittima rigidità degli studenti e delle studentesse di esercitare in maniera conflittuale il proprio diritto d'espressione politica ha messo in fuga le istituzioni dell'1%, che a piazza Verdi oggi non sono passate, e in futuro non passeranno, se non con grandi sforzi, e dovendo affrontare la gioiosa intransigenza dei compagni e delle compagne.